venerdì 18 novembre 2011

Keepsake

Preludio

Alësa Karamàzov
                 torna al monastero
tra le forre ghiacciate della sera.
Vigila Dmitrij oltre la siepe della izbà;
attende che il vecchio canti

un notturno per Grùsen’ka.
Ivàn è nella tormenta,
                                      incuneato
di rivelazione: al processo
orzo non sarà, ma dannazione.

Myškin incipriato fino al collo
sbuccia la foto di
                                Aglaja Ivanovna:
il samovar si gela e si piega.

E Raskol’
                      si trastulla
nel suo chiassoso, criminale delirio.
Di Goljad’kin si sa poco o nulla.

Composizione

Una sciantosa fa la corte a Stavrogin
dai capelli corvini; s’apre l’impiantito
all’incedere di Pëtr Stepanovic.
Vedrà se stesso in
                                  Trifomovic?

Kirillov traffica colpi di rivoltella:
s’alza Scigaliov per parlare.
Sâtov – questa è bella – cede a Dio
e non agli
                    indemoniati.

Ma squilla la sveglia tremenda,
Grusen’ka sa di non andare
da nessuno dei due: e ride a
                                              crepapelle,

benché il vecchio vegli.
Pullula il tribunale di riottosi muzikì,
che s’azzuffano per un
                                        copeco.

Fine

Katerìna, anima russa, rizza in arcioni.
Una presenza bussa alla porta

di Fëdor Pavlovic,
affettato di paura.

Smerdjiakòv muore per un rublo blu:
guarda indietro, e non torna più.

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