domenica 27 maggio 2012

Via Posta Vecchia


*

In via Posta Vecchia una lanterna
di diamanti dà lume al giorno.
Annibale Albani in tunica
ne regge e regola il dorso.

Scruta al lucignolo del terrore
le movenze e le vendette
della gente cauta, ma impigliata
nel proprio dolore.

E dice: ‘Veglia nottetempo,
al conciliabolo della pupilla.
Fissa visionario l’iride
dell’ospite inquietante

l’orbita ottica stravolta,
senza polverizzarne
la Speranza presbite.
Non regolare la Storia,

recitando la miopia dei suoi passi.
Attendi i ritardi della memoria.
Non dar luogo a rimandi:
il tuo presto è già tardi.’


Le origini

Certe volte, quando a sera
l’inadempienza sboccia,
passo a gattoni al locale

che lascia la granitica
donna-squalo di Pazienza.
E per un capogiro d’associazioni

visive e uditive, gocce al timpano
spezzato, mi trovo a discorrere
pacatamente ai fusti del porticato:

‘Badi poco a San Severo,
la città del tuo pensiero.
Non ti frega della vite e dell’origini.

Non sguaini la ciocca dal
sovra-pensiero. Affùss’t da straniero.
Con l’esilio che segue ovunque.’

E prosegue:
‘Ci diede ogni cosa la vita,
e ogni cosa noi gettammo via.’


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