venerdì 28 gennaio 2011

Salvatore Settis a Urbino: "Gregorio XIII era forse un comunista?"

Se preservare i beni pubblici (paesaggio, territorio e opere d'arte) a scapito dei beni privati è un qualcosa 'da comunisti', come sapientemente osserva quel gran dispensatore di verità ultime che è il Cavaliere, allora è giusto esserlo, e non c'è vergogna nel dichiararlo pubblicamente. L'eminente professore Salvatore Settis, giunto stamane in visita nella grigia Urbino, nota come papi, cardinali, signori, signoroni e signorotti dell'Italia feudale e rinascimentale abbiano cercato di preservare, con bolle e minacce più o meno desultorie, 'la bellezza e il decoro delle proprie città': cosa che evidentemente non rientra negli intenti degli zotici politicanti di questo tempo, dimentichi di storia e leggiadria italiana. Nonostante ciò, esistono ancora gli autocrati viagratici (Sua Eccellenza), i secessionisti guerrafondai (Bossi e compagnia), gli averroisti spinti o più comunemente detti 'aristotelici radicali' (Tremonti), i decabristi dislessici (Di Pietro), i qualunquisti arcaizzanti (Bersani), i 'neoteroi' arrivisti (Vendola), gli scioperanti della fame illusionisti (Pannella) e le semplici teste di cazzo (e qui la lista è davvero lunga). E' un vero peccato che nessuno di questi -isti sia stato in grado, nell'ultimo decennio, di riportare all'attenzione pubblica una questione fondamentale: la salvaguardia dei Beni Culturali e dell'Ambiente. Si parla volentieri del ponte sullo Stretto, il quale - è chiaro da tempo - non serve a nessuno, piuttosto che chiedersi come sia possibile che Pompei, patrimonio artistico mondiale, crolli impunemente sotto gli occhi di un popolo ignaro. 
Il paesaggio e le opere architettoniche non sono soltanto i 'luoghi' in cui si vive, ma sono anche i 'luoghi' grazie ai quali è offerta una vita spirituale più elevata e sincera, nel segno dell'amenità e della magnificenza (e Urbino ne è, o ne era, un ottimo esempio). Settis denuncia il degrado e l'abbandono di questi 'luoghi', ridotti ad ammassi di ferraglia nociva e brutta. Egli denuncia l'indifferenza della classe politica, impigliata in penosi trafiletti di potere, che non sa guardare all'avvenenza del nostro territorio, ma che è capace soltanto di distruggere.
Tuttavia Settis, al colmo dell'indignazione, riserva per noi altri una speranza, poiché, come diceva Seneca, "è capace di indignarsi solo chi è capace di sperare".

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