domenica 10 aprile 2011

Scene memorabili in Shakespeare (cap. III)

Canto di Ariel
ARIEL
A cinque tese sott'acqua tuo padre giace.
Già corallo son le sue ossa
Ed i suoi occhi perle.
Tutto ciò che di lui deve perire
Subisce una metamorfosi marina
In qualche cosa di ricco e di strano.
Ad ogni ora le ninfe del mare
Una campana fanno rintoccare.

Ritornello
Din-don!
ARIEL
Ecco, la sento: Din! Don!
FERDINANDO
La canzone ricorda mio padre annegato. No, non è cosa umana, né suono che possiede la terra.
Ora lo sento sopra di me.

PROSPERO
Spalanca il frangiato
Sipario dei tuoi occhi e dimmi
Cosa vedi laggiù.

MIRANDA
Che cos'è, uno spirito? Mio Dio, come si guarda intorno! Che splendida figura, padre. Ma è uno spirito.

PROSPERO
No, piccola. Mangia e dorme e ha gli stessi sensi che abbiamo noi, proprio gli stessi.
Il giovane che tu vedi è scampato al naufragio e se non fosse stato appena toccato dal dolore (cancro della bellezza) potresti dire che è un bell'uomo. Ha perso i suoi compagni e vaga in giro per ritrovarli.

MIRANDA
Io dico che è una cosa divina perché mai in natura ho visto nulla di più perfetto.

PROSPERO (a parte)
Tutto procede come l'animo mio suggerisce. Spirito, gentile spirito, due giorni ancora e ti libererò, per questo.

FERDINANDO
Tu sei certo la dea, che queste note accompagnano.
Ti prego, dimmi se quest'isola è la tua dimora e insegnami come posso viverci anch'io.
Ma la mia prima e ultima domanda, è: o meraviglia, sei tu fanciulla o no?

MIRANDA
Meraviglia no, signore, fanciulla sì, certamente.

FERDINANDO
La mia lingua! Cielo!
Sarei il primo tra coloro che parlano questa lingua se mi trovassi là dove è parlata.

PROSPERO
Come? Il primo? Cosa saresti se ti sentisse il Re di Napoli?

FERDINANDO
Quello che sono, un uomo come gli altri, e solo, che si stupisce di sentirti parlare di Napoli.
Il Re mi ascolta e proprio per questo io piango: Napoli sono io, che con questi occhi, mai da allora asciutti, ho visto il Re mio padre naufragare.

MIRANDA
Oh no! Per pietà!

FERDINANDO
Sì, in fede mia, con tutta la sua corte e, fra gli altri, il Duca di Milano col suo nobile figlio.

PROSPERO (a parte)
Il Duca di Milano e la sua ancor più nobile figlia potrebbero smentirti, se fosse il caso.
Si sono scambiati gli occhi al primo sguardo.
Mio delicato Ariel, sarai libero, per questo.
(A Ferdinando) Una parola, signore. Temo che ci sia un equivoco. Una parola.

MIRANDA
Perché mio padre parla in modo così scortese?
È il terzo uomo che vedo. Il primo per il quale sospiro. La pietà lo induca a farmi seguire il mio destino.

FERDINANDO
Se sei vergine, e se il tuo affetto non si posa altrove, ti farò Regina di Napoli.

PROSPERO
Calma, signore. Ancora una parola.
(A parte) Sono l'una dell'altro. Ma corrono un po' troppo e devo ostacolarli.
Una vittoria troppo facile toglie valore al premio.
(A Ferdinando) Ancora una parola. Ti ordino di ascoltarmi: tu qui usurpi il titolo che non hai e sei sbarcato su quest'isola da spia, per sottrarla a me, suo signore.

FERDINANDO
No, come è vero che sono un uomo.

MIRANDA
In un simile tempio non può albergare nulla di male!
E se lo spirito del male avesse una dimora così bella le creature del bene farebbero a gara per abitare con lui.

PROSPERO
Seguimi. E tu non parlare a sua difesa: è un traditore. Vieni. Ti legherò il collo e i piedi, berrai acqua di mare.
Il tuo cibo saranno molluschi d'acqua dolce, radici secche e i gusci dove si cullano le ghiande. Seguimi.

FERDINANDO
No. Lotterò contro questa violenza fino a che il mio nemico non si dimostrerà il più forte!
Estrae la spada ma un incantesimo lo immobilizza.

MIRANDA
Caro padre, attento a giudicarlo così sommariamente: è un cavaliere, e non ha paura.

PROSPERO
Dico! Il mio piede mi fa da tutore?
E tu, spia, rinfodera la spada! Fingi di colpire ma non osi. La sua coscienza è posseduta dalla colpa.
Abbassa la guardia. Con questa verga ti posso disarmare quando voglio e farti cadere l'arnese.

MIRANDA
Vi scongiuro, padre!

PROSPERO
Via di qui! Non aggrapparti alle mie vesti.

MIRANDA
Pietà, signore. Garantisco per lui.

PROSPERO
Silenzio! Un'altra parola e avrai la mia collera se non il mio odio. Ma come! Fai l'avvocato di un impostore? Basta!
Tu credi che non ci siano altre forme oltre la sua perché hai visto soltanto Caliban e lui: sciocca!
In confronto a tanti uomini lui è un Caliban e angeli gli altri.

MIRANDA
I miei sentimenti, allora, sono i più umili: non ambisco vedere un uomo più bello.

PROSPERO
Su, ubbidisci: i tuoi muscoli sono tornati all'infanzia e non hanno più forza.

FERDINANDO
È così. Il mio vigore, come in un sogno, è, tutto inceppato. Eppure la perdita di mio padre, la spossatezza che sento, il naufragio di tutti i miei amici, le minacce di quest'uomo che mi tiene prigioniero, sarebbero cose lievi se dalla mia prigione potessi, una volta al giorno, contemplare questa fanciulla: gli uomini liberi usino pure tutti gli angoli della terra, in una prigione come questa io ho abbastanza mondo.

PROSPERO
(a parte) Funziona.
(A Ferdinando) Avanti, tu!
(ad Ariel) Hai lavorato bene, mio finissimo Ariel! Seguimi. Ascolta ciò che devi ancora fare per me.

MIRANDA
Coraggio. Mio padre è migliore delle sue parole. Ciò che ha detto è inconsueto, in lui.

PROSPERO
Sarai libero come i venti di montagna: ma prima esegui i miei ordini esattamente.

ARIEL
Parola per parola.

PROSPERO
Avanti, seguimi! E tu non difenderlo.

Escono.

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