I, 1-43
Un re vi era nei giorni più antichi: 1
prima che gli uomini venissero al mondo
il suo potere fu accresciuto nell’ombra della caverna,
la sua mano era sopra valle e radura.
Di foglie la sua corona, il suo mantello era verde, 5
le sue lance d’argento lunghe e affilate;
il chiarore delle stelle nel suo scudo era impresso
prima che la luna fosse fatta o il sole forgiato.
Nei giorni successivi, quando verso le rive
della Terra-di-Mezzo tornarono 10
schiere di Elfi potenti da Valinor
e fluttuarono gli stendardi e le torce avvamparono,
quando i re degli Èldamar giunsero
nel furore della guerra, sotto il cielo
le sue trombe d’argento suonavano ancora 15
quando il sole era giovane e la luna era nuova.
Lontano, poi, nel Beleriand,
nella tormentata terra di Doriath,
Re Thingol sedette su un trono protetto
in aule di pietra dalle molte colonne: 20
lì berillo, perla e pallido opale,
e metallo lavorato come maglie di pesce,
scudo e corsaletto, ascia e spade
e luccicanti lance giacevano in cumulo:
tali cose egli possedeva e considerava sparute
poiché più preziosa di tutte le ricchezze 25
e più bella tra tutti i nati da Uomo
una figlia lui ebbe, Lúthien.
Così flessuose membra mai più si muoveranno
sulla terra verde sotto il sole;
così bella fanciulla mai più potrà essere 30
dall’alba al crepuscolo, dal sole al mare.
La sua veste era blu come il cielo d’estate,
ma grigi come la sera erano i suoi occhi;
il suo mantello trapunto di gigli in fiore,
ma scure come l’ombra erano le sue chiome. 35
I suoi piedi erano leggeri come ali di uccelli,
il suo riso gioioso come primavera che viene;
il salice sottile, la canna archeggiante,
la fragranza di un prato fiorito,
la luce sulle foglie degli alberi, 40
la voce delle acque, più di tutto questo
erano la sua bellezza e la sua beatitudine,
la sua gloria, la sua leggiadrezza.
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