sabato 15 ottobre 2011

W. Shakespeare, Sonetto LXV


Se bronzo e pietra e terra e immenso mare
son sopraffatti, quando morte afferra,
come bellezza potrà mai scampare
con la forza d’un fiore alla sua guerra?

Come salvare un alito d’estate
dal tempo che devasta e reca assedio,
se cedon le città fortificate,
se duro acciaio è fragile rimedio?

Come togliere al tempo, dubbio atroce,
la gemma più pregiata dal suo scrigno?
Chi può arrestare il passo suo veloce,
chi può salvare il bello dal maligno?

Nessuno. Ma un miracolo redime:
dar luce al nostro amore, con le rime.


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