venerdì 4 febbraio 2011

A Urbino la poesia resiste

Articolo e intervista di Letizia Zaffini, pubblicato ne "La Scintilla" di Febbraio 2011

Giovedì 9 Dicembre 2010, ore 19. Dal magistero di Urbino parte un piccolo corteo, diretto in piazza. Presto il corteo diventa un coro, canti funebri si alzano nella notte, insinuandosi per le scure stradine, mentre, potenti, acute voci femminili risuonano, gelide e sconnesse. Il gruppetto raggiunge la piazza, fermandosi lì: davanti a tutti, una ragazza tiene in mano un cervello. Dietro di lei, tre chitarristi, un ragazzo con l’armonica e, dopo di loro, tanti ragazzi, con in mano dei fogli stampati. La gente li osserva, incuriosita e sorridente. Loro, però, lo sguardo inebetito, nulla osservano, né sorridono, ma si limitano a fissare il vuoto, con aria assente. Trascorrono alcuni minuti, finché il ragazzo a sinistra incomincia a suonare: un accordo di Sol, ripetendo all’infinito lo stesso ritmo. Gli altri musicisti lo seguono in ogni mossa. La musica va avanti, uguale e invariata, per circa quattro minuti; ad un certo punto, sopraggiunge un fischio: ogni strumento all’improvviso tace, i ragazzi lasciano scivolare a terra i fogli stampati, ma rimangono, fra le loro mani, delle pagine bianche. Tutti se ne vanno: i chitarristi, il ragazzo con l’armonica, la ragazza con il cervello. La gente li applaude, finché svanisce ultimo anche l’applauso. Rimangono soltanto a terra quelle pagine, che portano scritte frasi di Nietzsche, Erasmo Da Rotterdam, Schopenhauer.

Resoconto del Flash Mob “Protesta estetica” (9/12/10),

ideato da Alessando Zaffini e Michela De Toni, membri
dell’associazione culturale “La Resistenza della Poesia”,
                                                                 a sfavore dei tagli alla cultura e contro la  ripetuta lapidazione
                                                             della parola, nell’ambito politico, universitario, rivoluzionario.
                                                         P.S:Il cervello era finto.



Come si suol dire, “sono tempi duri”.Ad Urbino alcuni studenti di lettere moderne hanno deciso di resistere. Poeticamente. Oltre ad aver partecipato al Flash Mob, La Scintilla li ha intervistati.

Colloquio con Alberto e Alessandro, de “La resistenza della Poesia”

Chi siete?
La “Resistenza della poesia” è un’associazione culturale senza scopo di lucro, fondata da alcuni ragazzi di lettere. Ci basiamo sulla riflessione di Martin Heidegger, secondo cui la poesia fonda il linguaggio: “Il linguaggio è la casa dell’essere, nella sua dimora abita l’uomo. I pensatori e i poeti sono i custodi di questa dimora”. Noi vorremmo ripristinare l’importanza della poesia in un’epoca che tende a dimenticare ed escludere quest’arte che afferma l’essere più di ogni altro mezzo espressivo, in barba a quelli che consigliano ai letterati di “mangiarsi Dante col panino”, come ha sostenuto il ministro Tremonti.

Perché nella società di oggi non c’è più una sensibilità poetica? È un dramma del nostro tempo, o forse è una tragedia da sempre esistita?
Naturalmente i tempi sono cambiati, e il ruolo che ha assunto la poesia in campo sociale anche.
Oggi ci troviamo in una situazione dimetricamente opposta rispetto al passato - pensiamo alla società omerica: a quel tempo la poesia non solo era sovrana assoluta, ma costituiva anche un modo per insegnare i lati “scientifici” del sapere. Ora la scienza ha il dominio su tutto, poesia compresa.
È vero che la scienza ha la sua verità, ma è sbagliato affermare che la verità è della scienza.

Il corso di Filosofia di Urbino è stato chiuso.  Cosa ne pensate?
Come sappiamo, la riforma Gelmini ha previsto un certo numero di tagli (indiscriminati), e le facoltà che non hanno raggiunto un determinato numero di iscritti sono state chiuse. Noi naturalmente siamo amareggiati da questo avvenimento: la filosofia, oltre ad essere una facoltà storica dell’ateneo, sta alla base di tutte le discipline. Qualsiasi riflessione, anche in ambito economico, per fare un esempio, deve essere necessariamente filosofica. Aristotele sosteneva che qualsiasi uomo è un filosofo: anche chi non filosofa in un certo senso è filosofo, perché sceglie di non filosofare. Quindi, è veramente patetico, ridicolo e grave che sia stato chiuso il corso, perché la filosofia è l’anima della ricerca, è ciò che può permettere il passaggio ad un nuovo tipo di società.
Un certo signor Ciarrocchi, in risposta ad un nostro articolo apparso sul Carlino riguardante i tagli agli studia humanitas, ha dichiarato che “La cultura deve sottostare alle leggi dell’economia”. Se mancano i soldi, occorre “risparmiare” sulla cultura, perché non porta a nulla di pratico, non “produce” nulla. Questo discorso uccide ogni minimo barlume di umano intelletto, uccide la società, annienta ogni forma di umanità.

Ma cosa significa che la cultura non “produce” nulla? Dovremmo forse dare importanza soltanto al commercio, alla manifattura, all’industria e a tutti quegli ambiti legati a fabbisogni strettamente “pratici”, riponendo nel cassetto una volta per tutte i secolari “voli pindarici” di un Dante, un Platone, un Pasolini? Sotto quest’ottica, loro non hanno prodotto assolutamente nulla, dal momento che non gestivano né aziende farmaceutiche né fabbriche di lavandini.
Allora, se la mettiamo su questo punto, l’unica differenza fra Noi e un uomo Neanderthal è che l’uomo preistorico non guardava il Grande Fratello ed inquinava meno.
Già. Ma è una cazzata, un’enorme cazzata dire che la filosofia deve sottostare alle leggi dell’economia, perché il fondamento su cui si basa quest’ultima è filosofico. Tutti i grandi economisti sono stati filosofi, come ad esempio Adam Smith. È vergognoso che una città universitaria come Urbino non trovi spazio per  Filosofia! Si dice che l’offerta formativa di Filosofia non sia delle migliori, ma allora sarebbe logico potenziare quest’offerta, al fine di ripristinare un interesse, anziché eliminarla .

Ci vuole una rivoluzione. Per quanto riguarda le rivoluzioni in corso, il magistero è occupato ormai da settimane. Ma, forse, abbiamo bisogno di una rivolta estetica.
Si dice che “prima di passare all’agire bisogna pensare”, ed è giustissimo, ma il solo pensiero, a volte, non basta. Per fare in modo che la società progredisca, ora come ora non è necessaria una “rivoluzione” estetica che stravolga la tradizione, come facevano le prime avanguardie, ma semplicemente un’educazione estetica che riaffermi nella mente di tutti il ruolo basilare dell’Arte, che non è svago né surrogato, ma importantissima per fondare l’agire delle persone.
Albert Camus, ne “L’uomo in rivolta”, ha scritto: “La bellezza non fa le rivoluzioni, ma verrà il giorno in cui le rivoluzioni avranno bisogno di bellezza”. Noi auspichiamo che questo giorno arrivi, e, come associazione culturale, dichiariamo che la nostra rivolta sta in una bellezza  non fine a sé stessa, ma in grado di riportare le persone a vivere in maniera dignitosa, perché se una società produce bellezza significa che è all’avanguardia. 

“Le cose migliori furono diffamate, perché i deboli o dei maiali ingordivi gettarono una cattiva luce.
E gli uomini migliori rimasero nascosti, spesso ignoti a se stessi”
 (Friedrich Nietzsche)

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