martedì 3 maggio 2011

La generazione 'di troppo'

 Come può accadere che un’intera generazione, con la sua volontà di agire, con i suoi sogni, con la sua autentica voce, sia costretta in sentieri di smarrimento e di silenzio? Come può accadere che, in un momento in cui il progresso tecnico pare inarrestabile, un rallentamento sbarri l’esistenza di tanti giovani nel fiorire della forza? Tuttavia questo accade a noi, generazione del post boom economico.
Una generazione, quella degli anni ottanta e novanta, costretta a fare i conti con le macerie lasciate dai padri, che hanno distrutto un meccanismo di potere, con la violenza dell’indignazione, e non sono stati in grado di ricostruire se non un altro malsano meccanismo di potere, che ha completamente estromesso i propri figli dalla storia. «Noi siamo la generazione che non doveva nascere, siamo la generazione rimossa» con queste parole Davide Nota ha introdotto la presentazione della casa editrice Sigismundus e il suo primo lavoro: una ristampa di 1977, romanzo poetico del noto poeta pesarese Gianni D’Elia, in cui si racconta, attraverso il caso personale del poeta, appunto la morte della generazione che ha dato vita al sessantotto e alla prima grande rivolta giovanile del travagliato novecento. Sembra che dopo quell’estremo grido, quella prova di forza, non sia possibile altro che il silenzio, che oltre a questa terribile condizione non esista un posto per noi in questo mondo, sembra che non sia possibile neppure parlare, farsi sentire col proprio dissenso. Entrare in contatto coi padri per lottare assieme è fuori da ogni discussione: la generazione del boom ha chiuso le porte del sistema e vi appeso il cartello ‘tutto esaurito’, votata ad assicurarsi una degna e tranquilla ‘pensione’. Tuttavia tra questi giovani dimenticati e ridotti al silenzio, messi da parte ad annichilirsi con passatempi di una adolescenza protratta all’estremo, le voci e la volontà di gridare la propria assurda condizione sono tante, e forti, benché rimangano puntualmente inascoltate.
Questa è la protesta di Davide Nota e dei collaboratori di Sigismundus: questi ragazzi, giovani appassionati e volenterosi sono riusciti, partendo da una rivista culturale autonoma, a dare la vita ad una piccola casa editrice che si è addossata l’oneroso ed ambizioso compito di dar voce a una generazione costretta altrimenti al silenzio, gettata nelle notti dell’autodistruzione e nell’auto-rimozione della propria esistenza votata al nulla. Non senza l’aiuto di alcune importanti figure della precedente generazione, come Gianni D’Elia e Roberto Roversi, il gruppo di Sigismundus è pronto a recuperare la forza e la volontà di questa generazione, il cui contesto culturale è paragonabile ad un deserto di squallido intrattenimento e semplicistico disfattismo.  

Nessun commento:

Posta un commento