Wese prese la metropolitana A, in una tiepida serata d’ottobre della città eterna. Egli si trovava a Battistini e avrebbe dovuto arrivare al capolinea, in vista del misterioso incontro col compagno di sbronze, Schmar. Salito sul treno rapido vide in lontananza il privato cittadino Pallas, il quale, una volta scorto Wese dall’altro capo del vagone, fece un sussulto terrificante; in poche battute lo raggiunse, si sedette al suo fianco e disse, sussurrando:
«Wese, Wese, ho un presentimento!».
«Chi è lei, cittadino?», chiese Wese tutto d’un pezzo.
«Uno che le vuol bene la farà fuori…».
«Sciocchezze!», tagliò corto il sicuro Wese. Ma la luce intermittente del lungo corridoio sbiancato lo raggelò. L’acqua grondava nervosa sui binari freddi. L’umidità scorreva alle falcate del treno ignaro. Nulla preannunciava quello che poi sarebbe accaduto. D’altronde Wese non s’era scomposto alle ridicole parole di Pallas, il privato cittadino.
Alla fermata mediana Julia salì sul medesimo treno rapido. Vestito frusciante, occhi rilucenti su di un viso arrossato. Il privato cittadino si fece da parte e le offrì il posto accanto a Wese. Quest’ultimo ebbe un fremito e disse, fra i denti:
«Ecco Julia!», e nulla più. Ella fece finta di non sentire e continuò a dar corda ai suoi oscuri e femminei pensieri, mentre il treno rombava fiero nel tunnel ignaro.
«Hai dato convegno a Schmar?», chiese poi Julia di soppiatto.
«Sì, l’ha dato, l’ha dato…», s’intromise Pallas, il privato cittadino.
«Ora torno a casa, e t’attendo come si attende un assassino. Ma bada: non dare il tuo sangue a chicchessia. Molte cose sono fraintese dagli uomini e dai privati cittadini, sicché non ti chiedo d’essere cauto alla sera, ma almeno di non privare la moglie del tuo corpo».
«Non essere sciocca, Julia – la interruppe Wese – vai a casa, serrati nella vestaglia e attendimi alla sera come s’attende un assassino…». Julia scese alla prima fermata che seguì quel dialogo conchiuso, il quale aveva accolto senza indulgenza né interesse l’intromissione di Pallas, il privato cittadino. E quest’ultimo lasciò Wese al suo destino poco prima di Anagnina, col treno e il tunnel ignari.
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