lunedì 2 maggio 2011

Racconti: L’eterno ritorno dell’uguale

Tutto ritorna. Accade che Swann, ascoltando una musica leggera, l’associò ad un certo viso in un certo momento storico. Poi tutto ciò si spense. Fino a che, trascorso un anno, non pose orecchio a quella musica che balenò nuovamente quel medesimo momento storico e quel volto con i medesimi profumi, le medesime sensazioni. Ma le sorprese non erano finite.
« Vaì a Bayreuth! », disse il commissario Maigret, quando lo scorse che deambulava decrepito sul ciglio d’una strada provenzale.
« Perché? Perché? E poi lei che ci fa qui? ».
« Saì forsè perche seì natò? ».
« No… ».
« Saì forsè perche t’hannò fattò cosi bruttò? Con quel nasò lungò, qui baffettì da Marcel Proust? ».
« No… ».
« Saì forsè perche respirì, perche haì due gambè, due braccià, due occhì, una boccà? Haì una vagà cognizionè della tua scioccà esistenzà? Inutilè, mon ami, risponderè. Non saì un bel nullà. Seì ignorantè d’ogni cosà. Anima grettà. Zoticò. Nessunò sa nientè. Tuttì hannò un gran parlarè del propriò esserè. Ma nientè, nientè, non sannò nientè… ». Al che si caricò la sua bella pipa in ottone e tirò via il fumo in faccia allo sbigottito Swann.
« Quindi debbo accettare di buon grado la sua presenza anche se non vi è alcuna spiegazione razionale di tutto ciò? ».
« Ma è ovviò, mon ami… ti seì mai chiestò perche haì conosciutò propriò Odette, perché proprio lei? ».
« Effettivamente… ».
« La cosà bellà è che la lasceraì andar vià con la stessà ignoranzà con cuì l’hai conosciutà… sicché anchè questo eternò ritornò dell’ugualè è ridicolò… », aggiunse Maigret con aria di sufficienza.
« Lei non ha spirito poetico, commissario! ».
« Lei chi? ».
« Lei, lei… ».
« La fanciullà? ».
« No, lei… ».
« La ragazzà? ».
« No, no, lei… ».
« O Dieu, l’Odette? ».
« No, per tutti i diavoli, lei… ».
« Un’altrà donninà? ».
« Lei, voi, tu, commissario… », gridò furente Swann.
« Molte personè non hannò spiritò poetico? ».
« Oh, Gesù… ».
« Volevà dirè che c’è molta gentè che ignorà la poesià? ».
« No, non dicevo questo… ».
« E allorà cosà? Cosà? ».
« Dicevo… ».
« Su, signorinò, mi spieghi… ».
« E’ quello che sto facendo… ».
« Non mi tengà sulle spinè… ».
« No… ».
« Su, faccià prestò… ».
« Diavolo d’un commissario, mi lasci spiegare! ».
« D’accord, ma non s’inquietì, signorinò… », annuì perplesso Jules.
« Non m’inquieto. Dicevo, lei… ».
« La fanciullà… ».
« No, la fanciullà, è qui che casca l’asino. Lei in senso tu  ».
« Cioe: io sonò leì… ».
« No… ».
« Sono l’asinò, allorà? ».
« Ma quale asino… ».
« Sono un’asinà? ».
« Potrebbe essere. Ma non intendevo questo… ».
« E cosà intendevà? Cerchì di esserè più chiarò? ».
« Vede, lei ora m’ha dato del lei? ».
« La fanciullà? ».
« No, no lei in senso tu… ».
« Moi? ».
« Moi, moi… ».
« Lei? ».
« Non io, lei… ».
« Oh, non ci capiscò più nullà… ».
« Stia calmo, commissario, ora le spiego il qui pro quo. Lei in senso tu ha dato del lei (sempre in senso tu) a moi… ».
« Allor, la fanciullà nei miei pannì ha datò te o lei, che dir si voglià, ad un’altrà fanciullà (semprè nei miei pannì)? ».
« Ma non c’entrano le fanciulle qui! ».
« Non c’entranò? ».
« No… ».
« Malè, molto malè… ».
« Ora lasci perdere le fanciulle. Mi segua… ».
« Dovè va? ».
« Da nessuna parte. Segua il mio ragionamento… ».
« D’accord… ».
« Vediamo se così capisce. Il commissario Jules Maigret ha dato del lei al signor Swann… ».
« Oui… ».
« Ha capito? ».
« Chi? ».
« Lei… ».
« Vedè che le tirà fuori lei le fanciullè… ».
« Lei mi dà del lei, però le riesce difficile di capire quando io le do del lei… ».
« Non comprendò… ».
« E poi diceva che l’eterno ritorno fosse cosa ridicola… », pensò in un attimo di silenzio Swann, prima di riprendere la battaglia.

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