Ho l’anima nera come Johnny Scalera, – l’anima scura come l’occhio di prua. L’anima bruna giace a un guizzo di Fortuna. Ho l’anima bianca se manca la vita arlecchina; un cappotto beige per i miei – compagni, andate a ramengo!, ma tu, señorita, spezza per me la rosa, – la mia Fortuna un colpo di frusta.
Sicché quest’anime in pena non tralascerebbero di scapicollare nel primo roveto di collina, se non fosse per qualche ottuso sciacallaggio che le ha traviate, le ha impiombate alla ratio. Eppure, lo si sa, lo spirito viaggia e vaga; s’impelaga sulla grossa scogliera.
Al che la lingua stanca, scorgendo la sua rosa sfiorita, dice: «Ho l’anima nera come Johnny Scalera. Ho l’occhio di prua. Señorita. La Fortuna il mio colpo di frusta».
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