«Polizia, il russo è qui…», gridò la locandiera, prima di deporre il telefono della cucina e uscire dal retrobottega.
«E ora, alla volta di Roma!», disse a se stessa con strenua decisione. Ma il suo progetto d’affrancamento era destinato a fallire, perché la polizia provinciale raggiunse l’autobus nel quale la donna giaceva e la invitò con cortesia a scendere.
«Cos’è successo?», chiese ella, atterrita da tanta serietà e rigore.
«La sua telefonata brusca c’ha inquietato. Abbiamo ragionato per molto tempo sulla sua frase sprezzante, ma non siamo riusciti a cavar fuori nulla di che…».
«Ciò che ho detto fu una sciocchezza!».
«Lei ha parlato d’un russo senza preambolo e poi è fuggita lasciando l’intera locanda priva di guarnizione…».
«Ho da colmare una liaison!».
«Bene, bene. Nessuno di noi vuol entrare nelle schermaglie amorose della sua vita da disadattata. Sappia, però, che non è possibile inquietare la polizia a questa maniera. Noi siamo al servigio dei cittadini, ed essi ci debbono rispettare, per cui abbia la compiacenza di seguirci in caserma: la sua deposizione contra il russo diverrà necessaria, o pagherà cara l’insolenza…».
«Non posso seguirvi, signori poliziotti. Ho un bel gran daffare quest’oggi!».
«Fare all’amore con un amante le sembra un gran daffare? – osservò con arroganza uno dei due sbirri – La vita chiede questo alle giovani locandiere, finché un errato battere di ciglia non isterilisce la visione d’insieme e il giro che governa le vite infangate non torna a dar noie…». Ma nessuno degli astanti avrebbe mai potuto immaginare che la donna fosse armata e ancor di più che avesse una confidenza tale con pistole e rivoltelle da sorprendere gli accorti sbirri e ferirli a sangue. In breve, risalì sull’autobus e ordinò al conducente di ripartire senza indugio.
«E ora, alla volta di Roma! La Vergine Maria possa perdonare la mia intemperanza!». Sarebbe poi riuscita ad attraversare i monti, giungere alla città eterna e passare per via Alba Longa?
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