mercoledì 8 giugno 2011

Essere se stessi

Perché non sono quella musica che ascolti per caso da un registratore ambulante, con gli aghi di pino e lo scirocco nell’aria di vetro, – sguardi nocciola a fronte di tempesta galoppante, ch’io possa dimenticare i miei stessi sensi.
Perché non sono quella musica.
Perché non sono quella parola, il detto autorevole vieppiù se catartico. Non attenderei il gelo di Febbraio per sparire dai quartieri generali, – il tuo viso travagliato un suono di parola.
Perché non sono quella parola.
Perché non sono la natura d’impatto – richiami di falchi, fasce d’azzurro inghiottite, fiori virginali, che il mondo ti prenda e non mi restituisca quel tuo essere altro da me.
Perché non sono quella natura.

***

E invece son costretto ad essere solo me stesso, un tipo barbuto e scarno che bazzica dietro a libri e manoscritti in disuso, sempre alla ricerca dello stabile; e tutto a causa d’un frammento, che mai avrei conosciuto e per il quale mai avrei patito, sprofondato nell’ignoranza dell’altro ad un’anti-memoria, se non fosse stato per te.
Perché, dunque, sono me stesso?

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