domenica 20 marzo 2011

I silenzi di Bergman

I films d'oggi ci hanno abituato alla rapidità e alle ciance, come se la già la nostra frenetica vita non lo facesse abbastanza. Lo stile hollywoodiano, ricco di suspense, di effetti speciali e di lieti fine d'opera, impera senza quasi rivali; e il mondo economicus gli è grato, poiché riproduce fedelmente (ma superficialmente) il caos del fare e del dichiarare, che contraddistingue l'epoca e il pretesto. A pochi 'pazienti' pertanto rimane in eredità quel cinema fatto di gesti essenziali e di lunghi silenzi, nel quale la mimica e la 'prestanza scenica' contava molto più di mille vacue parole e di duecento capovolgimenti di fronte. Non mi riferisco soltanto alla nouvelle vague, ma anche ai grandi capolavori del genio Bergman, morto meno di quattro anni fa. 
Chi oggi avrebbe l'accortezza e il riserbo di non sbuffare dianzi ai lunghi mugugni del professor Isak Borg ne Il posto delle fragole? Chi non si annoierebbe di fronte alla cauta vendetta del proprietario terriero Tore ne La fontana della vergine?
Ciò perché i cosiddetti 'stilemi' cinematografici sono cambiati irreversibilmente; ma non per questo deve mutare radicalmente  il nostro modus essendi e la nostra capacità di attesa e riflessione, di analisi e rielaborazione. Il cinema di Bergman, infatti, permette allo spettante di comprendere le difficili trame dell'esistenza nell'esatto istante in cui essa si svolge per opera dei personaggi. Le immagini bergmaniane non sono 'sparate' come un tiro schioppato di fucile sulla mente spenta e inerte, bensì fuoriescono in maniera spontanea e aggraziata dalla cinepresa per poi depositarsi nella coscienza di chi guarda. Sicché diviene per noi quasi naturale capovolgere le suddette domande, e dire: cosa sarebbe Il posto delle fragole senza la straordinaria espressività di Ingrid Thulin, nel mentre che guida l'automobile diretta a Lund? E cosa sarebbe La fontana della vergine se non fosse per la quieta taciturnità di Max von Sydow, che attende l'attimo giusto per scannare gli assassini?
Soltanto adesso, forse, soltanto nell'epoca del chiasso e della rapidità supersonica ci riesce di capire quanto siano preziosi e intelligenti i silenzi di Bergman.

3 commenti:

  1. Sono pienamente d'accordo: bisognerebbe imparare ad ascoltare anche i silenzi e non farsi trascinare soltanto dagli eventi come nei film che ci propinano oggi.

    Marco

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