martedì 22 marzo 2011

'Un abisso di luce'. Lettura dei racconti di F.Kafka.


Un viaggio dentro il nostro tempo, dentro l'abisso di un autore come Kafka. Con la sua scrittura egli ha saputo, con grande preveggenza, parlare del nostro tempo quando ancora esso era in germe. Ne parla come solo un grande scrittore può fare, gettandovisi dentro e riportandolo sulla carta soltanto per accenni e parabole enigmatiche e inquietanti. I racconti di Kafka sono forse alcuni dei testi più oscuri e più emblematici del novecento e della storia contemporanea; in essi si cela quel lato oscuro della storia, della vita, che può essere manifestato solo con parabole e allegorie grottesche: nessun realismo sarebbe capace di mostrare la realtà come il grottesco kafkiano. La scrittura di Kafka non vuole dare risposte, non vuole essere capita, essa è oscura in quanto oscuro è l'uomo, e tutte le interpretazioni che possono essere date ai suoi racconti saranno sì, utili per comprendere il Kafka scrittore, ma mai sufficienti a poterlo sviscerare e rendere chiaro. Un emblema del modo di pensare kafkiano è senz'altro la risposta che, alla domanda di Gustav Janouch, durante intervista in cui gli viene chiesto il suo parere riguardo alla figura di Cristo. Lo scrittore risponde con una risposta lapidaria: 'un abisso di luce. Bisogna chiudere gli occhi per non precipitarvi.' La realtà kafkiana è come Cristo: un abisso di luce, e in questo ossimoro si racchiude tutta la forza dei suoi racconti, tutta la loro misteriosa chiarezza; in essi è presente una realtà che colpisce, ma allo stesso tempo abbaglia e costringe a chiudere gli occhi su ciò che mostra.

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